martedì 23 ottobre 2012
Bravo Porro!
Nella sguaiata cacofonia che si è levata in questi giorni a proposito dell’aumento a 24 ore dell’orario di insegnamento frontale degli insegnanti – senza aumento di stipendio – proposto dal ministro Profumo nella legge di stabilità, finalmente si è levata una voce non confusa a spiegare come stanno veramente le cose: quella di Nicola Porro che, nel post del 23 o
ttobre 2012 del suo blog sul Giornale, fa chiarezza definitiva sulla questione. Invito tutti a leggere l’articolo nella speranza che cessi quel tormentone di lamenti che ha inondato le bacheche di tutti i social network da quando la questione è diventata di dominio pubblico.
In attesa che ciò succeda mi permetto qualche piccola chiosa a margine alle argomentazioni così sapientemente dosate da Porro al fine di aiutare i meno perspicaci a coglierne il senso.
Tutti hanno dato di tasca propria per uscire dalla crisi. I Parlamentari si sono ridotti lo stipendio e quest’anno hanno anche rinunciato alla ferie pur di garantire la loro presenza in un momento difficile. Molte delle giunte regionali si sono addirittura dimesse pur di non gravare sui cittadini. I dirigenti delle grande imprese pubbliche non solo si sono ridotti lo stipendio ma hanno anche fatto a meno dei loro cospicui fringe benefit. Persino alcuni giocatori di importanti società di calcio hanno deciso di limitare i loro ingaggi milionari. Gli insegnanti erano ad oggi l’unica casta intoccata. Se non se ne fosse accorto il ministro Profumo l’avrebbero passata liscia, in barba ai più.
Tra il milione di pre-pensionati ed esodati non c’è un insegnante neanche a pagarlo a peso d’oro. Figurarsi che qualche giorno addietro in un’aula in disuso di un liceo storico è stato trovato un arzillo professore ottuagenario che spiegava imperterrito la perifrastica passiva a ragni e scorpioni. Che motivo avrebbero i docenti di andarsene in pensione quando già lavorano per modo di dire? Meglio rimanere saldamente al proprio posto a sbafare a spese della comunità. Dati i lauti stipendi lo sbafo è garantito.
La scuola, si sa, ha il turnover più elevato di tutte le filiere produttive. Basti pensare che l’età media degli insegnanti nostrani si aggira intorno ai 55 anni, tra le più basse non dico a livello europeo ma a livello mondiale. E’ questo ricambio dissennato “messo in atto dall’ultimo residuo di consociativismo politico che ha generato irresponsabilmente il nostro debito pubblico”.
Fin qui Porro. Ora alcune implicazioni che Porro per savoir faire non esplicita.
I ministri che l’hanno preceduto avevano per così dire preparato il terreno. Il ministro Profumo ha gettato le fondamenta. Chi verrà dopo di lui dovrà completare l’opera. Se l’orario del lavoratore medio è di 40 ore perché non dovrebbe esserlo quello dei docenti? Pensate che risparmio per la pubblica amministrazione. Ce ne sarebbe di che far azzerare lo spread.
E questo non è che un passo. Quello successivo potrebbe davvero avere portata epocale. L’istruzione è un bene di lusso. Costa caro. Chi può la paghi, chi no si arrangi. Non si può avere tutto nella vita.
Non si possono più dedicare all’istruzione risorse sudate forzatamente estratte dalle tasche dei cittadini. Smantelliamo il sistema e non se ne parli più. Cambiamo l’articolo 3 della nostra costituzione repubblicana e diciamo addio una volta per tutte al nostro sistema di pubblica istruzione. Ormai è più un ingombro che un beneficio.
Chi avrà il coraggio di farlo avrà gli onori che spettano ai grandi.